Il ruolo della tutela legale nel metaverso

Del resto, se qualcosa ci insegna la saggezza popolare, è che la prevenzione supera di gran lunga la cura.

di Riadi Piacentini

Il ruolo della tutela legale nel metaverso

Se non hai ancora sentito parlare di metaverso, è tempo di ricorrere a un aggiornamento perché rischi di rimanere indietro e il mondo, si sa, corre veloce – molto veloce. Lo sa bene il mondo del diritto, che vive nell’esigenza di adeguarsi a una società in continuo mutamento e alle sue pressanti richieste.

Il metaverso è l’ennesimo, lampante esempio della necessità di prendere contatto con le novità per evitare di arrivare troppo tardi. E il tempismo è un ingrediente da non sottovalutare nella mia professione, ma anche per chi frequenta con assiduità e curiosità il mondo delle aziende e delle start up. I contenziosi, nell’immensa sfera nera di 65536 km di circonferenza, sono già iniziati e hanno come protagonisti alcuni tra i più noti marchi registrati.

Insomma, il diritto è già stato chiamato a presenziare nel metaverso nel suo solito ruolo dirimente: a chi spetta la ragione e a chi il torto? Chi pagherà le conseguenze di un’azione compiuta in un luogo sulla cui esistenza si sta ancora discutendo e che è ancora tutto in divenire?

Metaverso: cos’è, significato e come funziona

Visore per il meraversoLa parola metaverso appare per la prima volta nel nostro vocabolario per merito dello scrittore Neal Town Stephenson, autore di libri fantascientifici cyberpunk. Nella sua opera “Snow Crash”, Stephenson ne parla come di una realtà virtuale condivisa dove è possibile interagire con altre persone attraverso un avatar. Il protagonista Hiro, del resto, sta cercando proprio questo: una scappatoia dalla realtà che simuli la vita vera e gli permetta di trovare appagamento nella nuova dimensione – quella che, lontana dal mondo virtuale, continua irrimediabilmente a sfuggirgli.

Ma come si entra nel metaverso? È semplice come sembra e anche di più. Basta connettersi ad un browser che, a sua volta, consenta di accedere alla piattaforma. A questo punto, valgono le regole della comunità virtuale prescelta e, come in ogni società (o presunta tale) che si rispetti, anche nel metaverso esistono le distinzioni di classe. In pratica, più sei ricco e più sono i vantaggi cui avrai diritto: migliore sarà il tuo avatar, maggiori saranno le possibilità di accedere ai posti più In, più sarai inserito nella comunità.

Anche qui, in sostanza, i soldi fanno la differenza, solo che questi soldi hanno un nome specifico che ne aiuta l’identificazione. Sto parlando delle crypto metaverso.

Il valore delle crypto metaverso

Le crypto del metaverso non si differenziano molto dalle altre criptovalute presenti sul mercato dal punto di vista delle caratteristiche e dell’utilizzo. Funzionano allo stesso modo. Le crypto metaverso sono, però, considerate la moneta specifica di questa realtà virtuale in 3D. 

Esse vengono utilizzate sia per fare degli acquisti all’interno della piattaforma, sia per effettuare degli investimenti nelle società che si occupano di criptovalute e blockchain.

Il ruolo del diritto nel metaverso: il caso Hermès

Una ragazza con visore che interagisce nel metaverso dalla sua camera in controluceSe è di società che stiamo parlando e se questa società ha una moneta che consente di effettuare acquisti con un valore reale, è consequenziale immaginare che il diritto abbia un ruolo in questo scenario. Non è un caso che le prime controversie a livello legale nel metaverso siano già sorte, chiamando in causa marchi del calibro di Hermès e Nike.

La maison di lusso francese, infatti, ha intentato una causa contro il sedicente artista Mason Rotschild, reo di aver creato e venduto delle borse in formato virtuale e di averle chiamate “Birkin” – nome solitamente associato al brand made in France. Rotschild, dal canto suo, si difende con la pretesa di originalità: le borse in formato NTF non vogliono somigliare alle sorelle firmate Hermès, tant’è che le caratterizzano motivi e drappeggi unici nel loro genere.

È un caso molto interessante da valutare, questo, sotto il profilo giuridico e, in particolare, per quanto riguarda l’aspetto della tutela della proprietà intellettuale. Il giudice dovrà infatti stabilire se la lettera della norma possa applicarsi anche agli NTF, che non sono oggetti fisici – oggetti reali – ma soltanto algoritmi. 

Da questa valutazione, che dovrà essere svolta in affiancamento a un perito che aiuti il giudice a formarsi un’idea precisa sull’essenza del NTF, dipenderà la decisione che definirà il caso e creerà un primo precedente in fatto di intellectual property nel metaverso.

Il peso del marchio registrato nel metaverso

Ragazzo con il visore che accede al metaversoA proposito del caso Hermès, vale la pena di spostare l’attenzione sulla corsa alla registrazione del marchio nel metaverso che sta vedendo protagonisti molti brand. La richiesta è già stata presentata da colossi come Mc Donald’s, Monster Energy, Abercrombie, Nike e da L’Oreal soltanto per citarne alcuni. Il motivo? Prevenire il rischio di plagi ed estendere la tutela in termini di proprietà intellettuale anche alla realtà virtuale del metaverso.

L’appiglio che potrebbe far pendere l’ago della bilancia in favore di Hermès, nella contesa con lo scrittore Rotschild, sta proprio nell’utilizzo da parte di quest’ultimo del nome “Birkin” per le borse formato NTF da lui create, laddove Birkin è un marchio registrato. La maison francese potrebbe, infatti, appellarsi alla c.d. tutela ultramerceologica del marchio di rinomanza, cioè quel particolare tipo di tutela della quale gode un marchio anche in categorie in cui non si è specificamente registrato per il solo fatto che la sua notorietà induce nel cliente la possibilità di un’assimilazione. 

La fama di un marchio, insomma, può portare le persone ad accostare al brand anche elementi ulteriori rispetto a quelli che finiscono propriamente sotto il tetto delle tutela venuta con il deposito del marchio. Se il giudice applicasse questo ragionamento al caso Hermès, la boutique si aggiudicherebbe senz’altro il caso.

Prevenire è davvero l’unica via?

Al momento, sì. La sola via percorribile per tutelare la proprietà intellettuale dei tuoi prodotti/servizi è avere cura di provvedere alla registrazione del marchio nel metaverso come altri hanno fatto prima di te e stanno attualmente facendo. Fintantoché i limiti e le regole di questo nuovo mondo digitale non saranno stati fissati, non esiste nessun altro modo per vedere difesi i propri diritti in una dimensione che è ancora in divenire e dove il diritto sta ancora muovendo i primi, timidissimi passi.

 

Del resto, se qualcosa ci insegna la saggezza popolare, è che la prevenzione supera di gran lunga la cura.