DOCG, DOC e IGP: i marchi di qualità dei vini italiani

È sempre crescente il numero di aziende che dedicano una maggiore attenzione alle modalità di produzione, anche a costo di rivolgersi a una nicchia ristretta di acquirenti, piuttosto che risparmiare sulle fasi di lavorazione e vendere alla massa.

di Riadi Piacentini

DOCG, DOG, IGP ma anche DOP e BIO: conosciamo meglio i marchi di qualità italiani ed europei

La filiera della produzione dell’uva e del vino è una delle più redditizie in Italia, tant’è che si conferma al vertice delle filiere agroalimentari del nostro territorio. Questo avviene nonostante le difficoltà affrontate con l’avvento della pandemia: dopo un 2020 da dimenticare, nella seconda metà del 2021 si è registrata una crescita che fa ben sperare per il futuro.

Lasciando agli economisti il compito di analizzare numeri e dati, è sul versante più giuridico che si sofferma la nostra attenzione. Avrai notato che, sulle etichette di molte bottiglie di vino, capeggiano le sigle IGP, DOCG, DOC e probabilmente ti sarai anche chiesto a cosa facciano riferimento. In linea di massima, sono tutti convinti di saper riconoscere la qualità di un vino proprio dalla presenza di una di queste indicazioni e dal prezzo. Pochi conoscono, invece, il significato che sta dietro l’importanza di questi marchi e quale sia il percorso per poter registrare un prodotto che porti “il loro nome”.

Marchi di qualità per prodotti alimentari

Bottiglia di vino rosso italiano, con accanto un calice mezzo pieno. Sullo sfondo una vigna e sul tavolo alcune nociIl nome è altisonante… e per un buon motivo! Il legame tra l’Italia e il cibo è uno dei capisaldi su cui si regge la nostra cultura. Al di là dell’aspetto più romanzato della questione, questo legame ha moltissime implicazioni quando si guarda alla fase della produzione rivolta alla vendita.

Con il passare degli anni, infatti, l’attenzione dei consumatori verso la qualità degli alimenti è cresciuta di pari passo all’esigenza del mercato di reinventarsi. Il risultato si è tradotto nel bisogno di soddisfare i nuovi – e sempre più alti – standard pretesi dai principali interlocutori sul mercato, ma anche nel prevedere precise cautele per la tutela della salute dei consumatori. Il tutto senza dimenticare i risvolti commerciali della faccenda.

Da qui, la nascita dei marchi di qualità per prodotti alimentari. In particolare, dal Ministero dello Sviluppo Economico essi vengono individuati come “uno strumento di garanzia e riconoscimento della qualità, alternativo ma potenzialmente complementare alla certificazione”. Servono, in sostanza, a dare un attributo in più al prodotto in modo da evidenziarne il valore aggiunto in termini di modalità di preparazione o provenienza geografica.

Questo è ancor più vero se si sposta lo sguardo sulle ampie scaffalature dove troviamo bottiglie e bottiglie di vino, dai meno costosi ai più inaccessibili per il portafoglio del cittadino medio. Tutti, insomma, vogliamo sapere – o quantomeno illuderci – che il vino nel nostro calice sia stato fatto con un’uva dagli acini impeccabili e imbottigliato secondo le tecniche migliori per preservarne le sfumature di odore e sapore.

Marchi di qualità italiani: DOCG, DOC, IGT, PAT

Da un punto di vista tecnico, i marchi di qualità per prodotti agroalimentari possono essere distinti in italiani ed europei. Nel nostro Paese, in particolare, la presenza di un numero relativamente nutrito di marchi registrati che attestano le caratteristiche dei prodotti alimentari è dovuta, come abbiamo già avuto modo di spiegare, alla crescente attenzione che il consumatore ha sviluppato verso il cibo e le sue proprietà. Tant’è che, ad oggi, l’Italia vanta un record a livello europeo: quello di maggior numero di prodotti con marchi di qualità.

Marchio DOCG: Denominazione di Origine Controllata e Garantita

DOCG è il livello di tutela più alto che un vino possa ottenere nella classifica dei vini italiani. Il processo per la concessione di questo marchio di qualità sottostà a regole piuttosto severe, sia per quanto riguarda le proprietà intrinseche ed estrinseche che il prodotto deve dimostrare di avere, sia per quanto riguarda l’individuazione delle zone di produzione – di solito, si tratta di zone poco estese.

Perché un vino ottenga il marchio DOCG, inoltre, esso deve essere già stato riconosciuto vino DOC da almeno 10 anni e deve essere stato individuato un territorio preciso e circoscritto entro il quale viene prodotto.

Marchio DOC: Denominazione di Origina Controllata

DOC è un acronimo che sta per Denominazione di Origine Controllata e indica il secondo livello di tutela nella classifica dei vini italiani, laddove al primo si trova il marchio DOCG. Esso viene solitamente attribuito ai vini che vengono prodotti all’interno di una area geografica delimitata e che sono in possesso di specifiche caratteristiche chimiche e organolettiche tali da dimostrarne la qualità.

Affinché un vino possa ottenere il marchio DOC, deve essere già stato riconosciuto come vino IGT da almeno 10 anni.

Una cantina con molte botti di vini italiani in attesa di ricevere un marchio di qualitàMarchio IGT: Indicazione Geografica Tipica

Si tratta del terzo livello di tutela nella classificazione italiana dei vini, quindi immediatamente successivo al marchio di qualità DOC. I vincoli previsti per il riconoscimento della tutela IGT sono meno stringenti. Infatti, la zona di produzione del vino è mediamente molto più estesa e, soprattutto, solo l’85% dell’uva utilizzata per la produzione del vino deve provenire da quella specifica area geografica.

Marchio PAT: Prodotto Agroalimentare Tradizionale

In questo caso, il riconoscimento del marchio registrato dipende dal forte legame tra il prodotto alimentare e il territorio di appartenenza ma anche con la tradizione, come lascia intendere la denominazione per esteso. Questo comprende i metodi di preparazione, conservazione e stagionatura. Si tratta, di solito, dei prodotti dell’Italia dei piccoli borghi che prendono dal luogo in cui sono nati molto della loro vera essenza. Ad esempio, ha ottenuto il marchio PAT la provola dei Monti Sicani del territorio siciliano.

Marchi di qualità europei: DOP, IGP, STG, BIO

L’attenzione verso la filiera agroalimentare e verso le tendenze del consumatore non è ovviamente una prerogativa solo italiana. Anzi, se possibile, i controlli perpetrati e previsti dall’occhio vigile dell’Unione Europea hanno contribuito a influenzare il modo in cui la tutela al consumatore è percepita nel nostro ordinamento. È il Ministero delle Politiche Agricole dell’UE, in particolare, il responsabile dell’individuazione degli enti ammessi al rilascio delle certificazioni di qualità sui prodotti agroalimentari.

Marchio DOP: Denominazione di Origine Protetta

È il primo livello di tutela riconosciuto nella classificazione europea dei vini. Di solito, va a individuare un vino che provenga da uno specifico territorio e le cui proprietà organolettiche dipendano proprio dall’ambiente geografico in cui viene prodotto. Affinché il marchio DOP venga riconosciuto, è indispensabile che tutto avvenga all’interno dei confini individuati: dalla produzione alla trasformazione alla elaborazione finale.

Marchio IGP: Indicazione Geografica Protetta

Trattasi del secondo livello di tutela nella classificazione europea dei vini. Di solito va a indicare che un vino sia legato a una determinata area geografica, garantendone così la provenienza locale. Rispetto al marchio DOP è molto meno restrittivo. Infatti, se il riconoscimento di quest’ultimo richiede che l’intero processo di lavorazione del prodotto avvenga in un territorio delimitato, per la concessione del marchio IGP basta che soltanto una fase di tutto il processo venga realizzata in quella data area geografica.

Un enorme distesa di vitigni verdeggianti, che risalgono le colline in attesa di ottenere il marchio bioMarchio STG: Specialità Tradizionale Garantita

In questo caso, non è il territorio a fare la differenza bensì l’aderenza alla tradizione. Un produttore che voglia vedersi riconosciuto il marchio STG potrà, infatti, reperire le materie prime in qualsiasi luogo, purché nella fase produttiva si attenga alla lettera alle regole tramandate dalla tradizione.

Marchio BIO: Agricoltura Biologica

Il marchio biologico dell’Unione Europea può essere conferito soltanto a quei prodotti che siano stati certificati come tali da un ente o da un’agenzia di controllo autorizzata. Per ottenere questa attestazione di qualità, il prodotto deve contenere almeno il 95% di ingredienti di origine biologica e il restante 5% deve essere stato trattato secondo condizioni comunque rigorose.

 

Oggi come oggi, pur se non indispensabile, l’ottenimento di uno di questi marchi registrati non si limita ad avere delle ripercussioni sotto il profilo tecnico ma anche sotto il profilo commerciale. Il consumatore odierno è, invero, ben disposto a spendere un po’ di più per un vino della cui qualità sia più sicuro – grazie al marchio in bella vista sull’etichetta. Per questo, è sempre crescente il numero di aziende che dedicano una maggiore attenzione alle modalità di produzione, anche a costo di rivolgersi a una nicchia ristretta di acquirenti, piuttosto che risparmiare sulle fasi di lavorazione e vendere alla massa.

Insomma, sembrerebbe una di quelle situazione che gli inglesi definirebbero di win win… o, per rimanere in tema, wine wine. Cin!