E tu cosa pensi di scegliere? Rimanere nella barbarie del passato o puntare sull’education nel metaverso, dove le possibilità si schiudono davanti e te e tu non devi far altro che imparare la tecnica giusta per afferrarle?
di Riadi Piacentini
L’education nel metaverso è sinonimo di possibilità, tecnologia e innovazione… se sai fare la scelta giusta
Potremmo dire che è tutta una questione di didattica, frutto del sospirato desiderio di dare il meglio alle presenti e alle future generazioni, ma mentiremmo. Potremmo anche azzardare la frase che si sente più spesso negli ultimi tempi – “Non si può fermare l’evoluzione” –, ma sarebbe uno specchietto per le allodole. La realtà è che, anche (forse soprattutto?) quando si parla di un campo delicato come l’education, tutti vogliono arrivare primi e che i buoni sentimenti non trovano spazio per germogliare.
Chi investe nelle nuove tecnologie, nell’intelligenza artificiale; chi si spinge fin nel metaverso sta perseguendo un unico obiettivo: arrivare prima degli altri e farlo meglio degli altri, conquistando una fetta di mercato finché la competizione fatica ad ingranare. Lo sa bene l’istituto St. Louis di Milano che non se l’è fatto dire due volte e ha sviluppato il progetto che è valso i titoli sensazionalistici di alcune tra le più grandi testate nazionali: “la prima scuola nel Metaverso”.
Se non è questa la dimostrazione di quanto sia pressante il desiderio di farla più innovativa degli altri, aspetta di vedere quali assi nella manica il mondo dell’education è pronto a tirare fuori.
Il futuro dell’education è nel metaverso
A vedere i pronostici, la strada sembra delineata in modo chiaro. La mole degli investimenti nel settore dell’AI e l’interesse sempre crescente per la realtà virtuale avanzata mostra un bisogno di evoluzione che non può essere rimandato. Così, se l’applicazione dell’artificial intelligence ha avuto successo nel settore della moda, del business, dell’entertainment e della ricerca universitaria, è decisamente giunto il momento che il mondo dell’istruzione si faccia avanti e non rimanga nelle retrovie.
In un certo, una spinta è venuta proprio dall’esigenze imposte dalla pandemia, che ha causato importanti interruzioni sia nel lavoro sia nella didattica proprio a causa della mancanza di strutture sufficientemente digitalizzate. È iniziata, così, pur forzatamente, la corsa alla digitalizzazione con un importante aumento dello smart working e un ricorso massivo alle piattaforme di streaming dove tenere i corsi in presenza e favorire il sostenimento degli esami.
Il germe piantato da questo upgrade forzato si è, poi, rapidamente evoluto – almeno per chi ha sempre abbracciato l’evoluzione tecnologica o per chi aveva solo bisogno del famoso “la” – nel riconoscimento delle potenzialità del virtuale. Ed eccoci qui a parlare del filo non troppo sottile che lega education e metaverso verso la costruzione di un futuro dove le barriere fisiche hanno smesso, almeno si spera, di essere un ostacolo all’apprendimento.
La scuola nel metaverso: cosa aspettarsi
Addio a banchi, sedie e aule dall’aspetto un po’ dimesso. Addio anche alle corse sfrenate per prendere l’autobus. La scuola nel metaverso è una scuola priva di barriere fisiche, dove l’incontro tra gli studenti e l’immersione nel contesto dell’istruzione avviene attraverso visori 3D e guanti con sensori. Un ricorso a una tecnologia high end che fa dimenticare il vecchio modo di fare education.
«L’introduzione della tecnologia Virtual Reality e Metaverso nelle nostre scuole è incredibilmente eccitante. Nelle scuole Inspired siamo impegnati in metodi di apprendimento innovativi per migliorare l’istruzione dei nostri studenti e l’uso della tecnologia avanzata è una parte fondamentale di questo viaggio» spiega Nadim M Nsouli, CEO e Presidente di Inspired in un articolo del Sole24Ore.
È questo il solo modo per creare uno stacco con l’esperienza precedente: puntare sull’avanzamento tecnologico, il migliore che si riesca ad offrire. Non che si possa approssimare quando si parla di metaverso del resto, a pena di servire su un piatto piuttosto scadente l’esperienza educativa ai malcapitati di turno. Il mio parere è che ha senso investire solo se si ha intenzione di fare le cose nel modo giusto, altrimenti è meglio rivolgere la propria attenzione ad altri lidi ed evitare di sprecare soldi inutilmente. Nel metaverso la corsa non è mai stata al ribasso, semmai il contrario.
Il pericolo di estraniamento nella cyber school
Una delle principali accuse mosse all’education nel metaverso – la stessa mossa da sempre alle realtà virtuali, invero – è l’estraniamento. Quanto è alto il rischio che una persona finisca isolata e che le sue capacità sociali si atrofizzino in assenza di contatti con il mondo esterno? Questo il dilemma posto dai più scettici.
In realtà, l’interrogativo parte con un errore di fondo che lo invalida. Il metaverso non prevede l’isolamento, ma l’immersione in una realtà dove il contatto con gli altri è parte integrante del percorso istruttivo: il contatto con i compagni, con i professori, con altri studenti dell’immensa scuola digitale. Anzi, se si riesce a immaginare, il metaverso apre le porte a un numero di interazioni ancor più vasto ed eterogeneo.
In una dimensione in cui non esistono le barriere e i confini, uno studente europeo potrà confrontarsi con un coetaneo dell’Asia; o ricevere la risposta a un suo dilemma da un giovane africano; o ancora potrà fornire stimolo al progetto di un compagno australiano. Le possibilità sono infinite nella cyber school del futuro.
Come ha spiegato Nicholas Wergan, Group Educational Director di Inspired: «usiamo la tecnologia nelle scuole Inspired per approfondire l’apprendimento così come per coinvolgere e motivare gli studenti, attraverso una connettività significativa con i mondi culturali degli studenti stessi. L’utilizzo della tecnologia Virtual Reality nel nostro Inspired Metaverse fornirà agli studenti esperienze relazionali e immersive che provocano ispirazione, sviluppo cognitivo degli studenti e connessioni, attraverso l’apprendimento virtuale collaborativo con i compagni di classe o gli studenti Inspired di 5 continenti».
Education nel metaverso è sinonimo di migliori risultati
Siamo così abituati a un modello di didattica claudicante che quasi fatichiamo a credere che ne esista uno efficiente. Perciò, se capita che ce ne venga proposto uno, spesso ci dimostriamo diffidenti. È piuttosto normale: l’essere umano è una creatura abitudinaria e teme i cambiamenti, specie quelli che gli appaiono più rivoluzionari. E mettere a soqquadro una vita intera di convinzioni sul mondo dell’education non è cosa da poco.
È anche un dato di fatto che l’attuale modello di insegnamento faccia acqua da tutte le parti. Prendiamo come esempio le università, dove ad anni di pura teoria non si affiancano quasi mai esperienze pratiche a contatto con le materie di studio. Ne consegue che, al termine del percorso, lo studente ha l’impressione di aver perso tempo su libri di cui non ricorda assolutamente nulla (o comunque molto poco). Il peggio viene quando inizia l’approccio al mondo del lavoro, dove barbaramente viene richiesta un’esperienza che lo studente non possiede perché l’università non gliel’ha fornita.
Nonostante siamo tutti consapevoli della fallacia di questo sistema di education, se messi di fronte a un aut aut (“Scegli l’università e il titolo che ti dà oppure un corso nel metaverso che ti prepara al mondo del lavoro e ti dà un attestato di partecipazione”), tutti vacilleremmo. Perché? Perché è radicato in noi un vecchio modo di pensare. La verità, però, è che attualmente la seconda delle due opzioni è la stessa che può assicurare risultati migliori.
La ragione è semplice: più pratica, più opportunità, più confronto con ciò che richiede il mondo del lavoro, più preparazione, maggiori capacità di affrontare i colloqui e di gestire le task non da un punto di vista teorico ma di fatto.
E tu cosa pensi di scegliere? Rimanere nella barbarie del passato o puntare sull’education nel metaverso, dove le possibilità si schiudono davanti e te e tu non devi far altro che imparare la tecnica giusta per afferrarle?